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A Pitti Uomo “sfilano” anche i lavoratori

Sciopero nazionale e manifestazione a Firenze degli addetti del settore tessile, abbigliamento e calzature. Chiedono il rinnovo del contratto scaduto da 10 mesi
11 gennaio 2017

Il contratto è scaduto da 10 mesi e per i lavoratori del settore tessile, abbigliamento e calzature è arrivato il giorno dello sciopero. Venerdì 13 maggio blocco delle attività per 8 ore su tutto il territorio nazionale e manifestazione a Firenze in occasione di “Pitti Uomo” con gli interventi dei segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani.
“Dopo mesi di trattative – ricordano i sindacati – l’associazione confindustriale “Sistema Moda Italia” ha confermato la sua proposta di un modello salariale in cui eventuali aumenti retributivi verrebbero misurati alla fine della durata triennale del contratto. Una proposta inaccettabile: non siamo disposti a prendere in prestito modelli salariali da nessuno perché il nostro è un settore che ha una tradizione di relazioni industriali che va rispettata e non tradita. Per quanto riguarda il calzaturiero, Confindustria ha rilanciato richieste normative – in particolare sulla flessibilità contrattuale e sulle festività di sabato e domenica – che abbiamo respinto, ritenendo che non ci siano le condizioni per proseguire il confronto”.
Il settore tessile-abbigliamento occupa in Italia 420.000 gli addetti in oltre 47.000 imprese e quello delle calzature conta 80.000 addetti in più di 5.800 imprese.
“Quelli occupati nella provincia di Arezzo – ricorda Guido Guiducci, della Segreteria provinciale della Filctem Cgil – sono circa 4.000 distribuiti in molte imprese di piccole e medie dimensioni. Sono invece molto poche quelle che superano i 100 addetti. In modo particolare negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito alla distruzione di un patrimonio di posti di lavoro e di competenze professionali dovuta soprattutto alla perdita di competitività delle nostre aziende, schiacciate dalla progressiva estensione globale della produzione e dei mercati, dalla difficoltà del credito concesso in maniera scriteriata in qualche caso ma in molti altri negato senza lungimiranza, dalla mancanza di una politica industriale di settore che parta dalla tutela vera del “made in Italy” e dall’incentivo alla ricerca ed innovazione del processo e del prodotto”.
Dal 2012 ad oggi, sono state in particolare due le principali crisi aziendali: Cose di Lana, che è ripartita con prospettive di rilancio passando attraverso un processo di ristrutturazione pesantissimo e molto sofferto e Cantarelli che è attualmente in amministrazione straordinaria e in attesa che si concretizzino le promesse di acquisto.
“La Filctem – conclude Guiducci – ritiene i problemi del settore non siano risolvibili con una riduzione dei diritti contrattuali e del salario, come propongono le imprese: possiamo affermare con certezza che la flessibilità dei rapporti di lavoro e la riduzione dei diritti e della retribuzione, perseguita come obiettivo in quanto strumento di ripresa economica, hanno dimostrato ormai dal 2008 di non funzionare. Da qui il nostro invito ai lavoratori ad aderire allo sciopero di venerdì”.

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