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Casentino: “la crisi torna a provocare l’emigrazione”

Perduti 15 milioni di euro in salari. La popolazione cala e invecchia. Il 9 giugno incontro con le istituzioni e i lavoratori al centro sociale di Bibbiena

“La crisi economica colpisce tutto il paese e non a caso la Cgil terrà una manifestazione nazionale a Roma il 18 giugno. Ma il Casentino ha una situazione più grave della media toscana. E di questo vogliamo discutere con i lavoratori e le istituzioni nell’assemblea che abbiamo convocato per il 9 giugno nel centro sociale di Bibbiena e che sarà conclusa dal Segretario provinciale Alessandro Tracchi”.

Marco Rossi, Responsabile di zona della Cgil, anticipa alcuni dati: “se consideriamo il 2008 come l’anno d’inizio della crisi, da allora ad oggi in Casentino sono stati perduti 15 milioni di euro in salari nel solo settore privato. Una flessione progressiva che ha cancellato centinaia di posti di lavoro, ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie, ha determinato problemi al commercio”.

Paradossalmente, il calo della massa salariale è stato reso meno drammatico dall’emigrazione. Tra il 2008 e il 2022 il Casentino ha registrato 3.326 abitanti in meno. Particolarmente grave è il “saldo naturale” della popolazione che è sceso di 2.750 unità. In altre parole i deceduti sono molti di più dei nati. A corollario l’età media è aumentata di 3 anni arrivando a 45 anni e mezzo.

“La sintesi di questi dati – commenta Marco Rossi – è che il Casentino si sta impoverendo: meno occupazione, meno salari, invecchiamento della popolazione. Continua a risiedere in questa valle e in queste montagne chi ci lavora. Chi non ha questa opportunità emigra in altre zone della provincia o d’Italia. Questo vale per i cittadini di origine italiana ma soprattutto per quelli di provenienza straniera: in 507 hanno lasciato il Casentino. Fine, quindi, del sogno di lavorare in questa vallata”.

L’emigrazione rende apparentemente meno drammatica la flessione della massa salariale perché questa viene riparametrata su un numero sempre più basso di lavoratori attivi o potenziali.

“La crisi rende comunque più evidente i limiti strutturali del Casentino – sottolinea Rossi. Un dato su cui riflettere è quello degli avviamenti al lavoro. Il 50% sono tempi determinati e questa è una percentuale sostanzialmente in linea con quella italiana. Ma in Casentino sono inferiori gli avviamenti in due settori che altrove sono in piena espansione: la logistica e i servizi alle imprese. Questo vuol dire, probabilmente, che il Casentino è una scelta complessa per nuovi investimenti”.

Secondo la Cgil è necessario un nuovo impegno da parte di tutto il sistema economico e istituzionale. “E’ evidente – conclude Rossi – che il Casentino non può avere da solo gli strumenti e le risorse per un rilancio. Il tema è nazionale e non a caso la Cgil ha posto, con quello della pace, il tema del lavoro al centro della manifestazione nazionale che si terrà il 18 giugno a Roma.

La Cgil chiede il cessato il fuoco immediato in Ucraina e l’apertura di un negoziato. Per quanto riguarda il lavoro, la Cgil sollecita la fine della precarietà e del lavoro povero e sommerso; investimenti in buona occupazione stabile; un piano straordinario di assunzioni; investimenti per la salute e la sicurezza. Terzo capitolo della piattaforma Cgil è la giustizia sociale:  sostegni strutturali per i redditi più bassi; l’aumento del ”netto” in busta paga e la diminuzione del carico fiscale per lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati; l’istituzione della pensione di garanzia per precari, lavoratori discontinui e il superamento della legge Fornero.

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