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Incontro Sunia – Arezzo Casa: niente investimenti per i nuovi alloggi e niente soldi per la manutenzione di quelli vecchi

Il rischio è quello di nuove e pericolose tensioni sociali

Non si costruiranno nuove case popolari e non ci sarà manutenzione per quelle vecchie. “La situazione diventa sempre più grave anche nella provincia di Arezzo – afferma Stefania Teoni, segretaria del Sunia Cgil. La conferma è arrivata nell’ultimo incontro che abbiamo avuto con il presidente e il direttore di Arezzo Casa. Dopo il piano Fanfani – e parliamo degli anni 1949/1963 – non c’è stato più alcun intervento serio in questa direzione. I vari governi che si sono succeduti, hanno sempre dichiarato di voler pensare agli ultimi ma, di fatto, hanno lasciato che gli ultimi scendessero sempre più in basso. È troppo facile ricordare che la recente finanziaria ha tagliato i pochi fondi sulla casa ma ha dato una mano alle squadre di calcio di serie A”.

L’organizzazione dell’edilizia residenziale pubblica definita con legge regionale sembra pensata per disperdere le responsabilità. “Le case – ricorda Teoni – sono di proprietà dei Comuni che hanno costituito una società delegandole tutte le responsabilità dietro pagamento di un canone. Il mercato degli alloggi ERP non è libero ed è giusto che sia così. La Regione stabilisce le norme principali e, tra queste, l’importo degli affitti che, ovviamente sono minimi per le fasce di reddito più basse. I Comuni sono proprietari di un patrimonio che si sta disgregando ed hanno la competenza dei bandi su indicazioni definite e delle assegnazioni. L’ente gestore, nello specifico Arezzo Casa,  con gli affitti, di cui il 3% va ad un fondo sociale e una parte al canone concessorio, deve pensare alla manutenzione straordinaria di un patrimonio che nella nostra provincia è di oltre 3.000 abitazioni, in buona parte in disfacimento”.

In questo contesto la situazione continua a precipitare: Arezzo Casa non ha risorse adeguate, i nuovi assegnatari hanno redditi così bassi da essere collocati sul livello del canone di locazione minimo che è di 40 euro al mese. Poi ci sono assegnatari seguiti da servizi sociali che non si possono permettere neppure piccole somme.

“Se questo meccanismo non si modifica facendo assumere ai Comuni maggiori responsabilità, se non arrivano finanziamenti dallo Stato o dalla Regione – commenta la Segretaria del Sunia – la situazione entrerà in una spirale dalla quale sarà difficile uscire. Forse siamo già al punto di non ritorno. Come sindacato abbiamo una certezza: senza una forte pressione politica, il quadro non potrà che peggiorare. Temiamo che il disagio sociale possa sfociare in tensioni pesanti di cui si sente spesso parlare con timore. Forse non in piccole realtà come la nostra, ma nei grandi centri dove è già presente anche il fenomeno dell’occupazione abusiva degli alloggi”.

Conclude Stefania Teoni: “penso che queste valutazioni siano anche di Arezzo Casa, dei Comuni e delle parti politiche, ad ogni livello, più responsabili. Chiediamo che la richiesta al Governo di nuovi finaziamenti per la casa sia unanime, degli assegnatari e degli amministratori locali”.

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