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Pesci: “Gioventù sfaccendata o gioventù sfruttata?”

Operatori e categorie economiche riflettano sulla qualità dei contratti e delle retribuzioni prima di parlare di persone che non vogliono lavorare

“La favola metropolitana è sul menù: non si trova manodopera per le attività stagionali – afferma Marco Pesci, Segretario provinciale Filcams Cgil. O per colpa del  reddito di cittadinanza o sulla base di “studi” psico sociologici secondo i quali i giovani non vogliono lavorare il fine settimana o durante il periodo estivo”.

Pesci ammette che tutto è ovviamente possibile ma che prima di parlare di gioventù sfaccendata, sarebbe utile sapere quale lavoro viene offerto a questi giovani.

“Se fossimo di fronte ad un’offerta appetibile, probabilmente questa sarebbe in grado di attrarre non solo giovani disoccupati ma anche personale già qualificato in cerca di migliori opportunità. La domanda vera e corretta è se sia davvero appetibile la possibilità di lavorare qualche giorno in maniera sporadica con un contratto a chiamata dove non ti chiamano mai, oppure di firmare un contrattino al minimo e poi lavorare e riscuotere a nero il restante compenso per il lavoro effettivamente svolto. Oppure, meglio ancora, svolgere fuori contratto giorni se non settimane di lavoro a titolo di presunto periodo di prova e poi non essere pagati. Infine attendere mesi prima di riscuotere il TFR. I nostri uffici legali – ricorda Marco Pesci – hanno tavoli pieno di fascicoli con vertenze di settore e questo non è certo un bel segnale”.

Forse i giovani “sfaccendati” sono stufi di essere presi in giro e “tentano di trovare un’occupazione stabile con retribuzioni che consentano di vivere dignitosamente e, se possibile, costruirsi un futuro.

Se poi andiamo a  verificare le caratteristiche delle persone che hanno avuto accesso al Reddito di Cittadinanza o di Emergenza, potremmo constatare che difficilmente si potrebbe ipotizzare un ricollocamento istantaneo e adatto al bisogno dei locali turistici presenti sul territorio”.

Secondo la Filcams Cgil è quindi opportuno invertire l’approccio al problema, non scaricandolo su presunti sfaccendati ma concentrandosi sulle cause reali. “Il ricorso al lavoro povero impoverisce il territorio e impoverisce le famiglie, che poi non hanno reddito da spendere. I Contratti Nazionali dei Pubblici Esercizi sono scaduti dal 2018 e si giunga quindi rapidamente ad un rinnovo senza chiedere contropartite insostenibili. I salari sono bassi, si riducano le occasioni di precarietà non offrendo contratti a termine infiniti ma occupazione di qualità”.

“Alle associazioni datoriali – conclude il Segretario della Filcams Cgil – chiediamo di indirizzare altrove le loro lamentele. Amministrazioni comunali, Regioni e Governo hanno gli strumenti per consentire il rifiorire del settore turistico e Arezzo ha molto da offrire in questo senso. Noi abbiamo più volte rimarcato l’assenza di politiche generali, fiscali e di vero sostegno per superare quello che ormai è il terzo anno consecutivo di crisi. Il 18 giugno saremo a Roma con tutta la CGIL per manifestare la necessità di cambiare politiche e sostenere il lavoro”.

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