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25 novembre: giornata internazionale per l’eliminazione delle violenze contro le donne

La libertà non si ferma

Dichiarazione dei Coordinamenti donne dello Spi e della Cgil Arezzo

Il 25 novembre sarà la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una data che ricorda quella del 1960 quando furono assassinate tre sorelle che si opponevano al regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore della Repubblica Dominicana per oltre 30 anni.
“Una data che non dobbiamo dimenticare – commentano i coordinamenti donne dello Spi e della Cgil – perché il dramma dei femminicidi e delle violenze contro le donne è in costante aggravamento. Il Rapporto Eures ci dice che in Italia si è registrato nel 2013 un aumento di femminicidi al Sud del 27 per cento e un raddoppio di quelli al centro, mentre il nord detiene il record di femminicidi in famiglia.

Secondo uno studio pubblicato nello stesso anno dalla World Health Organization, la violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo, mentre quella domestica, inflitta dal partner, è la forma più comune (30 per cento). Il Sud-est asiatico presenta una maggiore situazione di rischio per le donne: il 58,8 per cento degli omicidi avviene per azione di mariti, fidanzati o compagni; seguono i Paesi ad elevato reddito (41,2 per cento), tra cui l’Italia, le Americhe (40,5 per cento) e infine l’Africa (40,1 per cento).

La violenza di genere non si limita al caso estremo dell’assassinio. In realtà siamo di fronte ad un fenomeno dilagante e sempre più vario. Come si può desumere leggendo il rapporto sul 1522, il numero di telefono appositamente attivato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. Qui arrivano segnalazioni di maltrattamenti e stalking. Dal 18 dicembre 2012 al 30 settembre 2015 sono state 137.316. Il 26% chiede aiuto perché è vittima di violenza e il 38% domanda informazioni sui centri antiviolenza. Quasi il 28% di chi telefona ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni; il 22% tra i 25 e i 34 anni; 21% tra i 45 e i 54 e il 13% tra i 55 e 64 anni.

“In questi ultimi anni – commentano i coordinamenti donne dello Spi e della Cgil – abbiamo registrato provvedimenti positivi come ad esempio il decreto sul femminicidio, convertito in legge l’11 ottobre 2013, che ha permesso all’Italia di ratificare la Convenzione di Istanbul. Le nuove norme hanno reso più pesanti le pene e le misure cautelari per contrastare le violenze domestiche. E questo soprattutto se vengono messe in atto di fronte a minori o contro donne incinte. E consentono alle forze dell’ordine imporre l’allontanamento. Non bisogna comunque abbassare la guardia. I tagli alla spesa pubblica, e in particolare alle politiche sociali, possono mettere in discussione non lo sviluppo ma addirittura la permanenza e la quotidiana attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Su questo le donne dello Spi e della Cgil chiedono un impegno non solo del Governo ma anche del Parlamento e, in modo particolare, delle donne elette.

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