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CGIL e INCA: Il Consiglio di Stato sulla tassa di soggiorno: “ha ragione la Cgil”

Confermata l'eliminazione della supertassa, come era stato deciso dal Tar del Lazio
27 ottobre 2016

Il Consiglio di Stato ha condiviso le ragioni di Inca e Cgil sulla tassa relativa al permesso di soggiorno. Indipendentemente da tipo e durata, si torna quindi a pagare 76,46 euro. Il contributo per il rilascio e il rinnovo, che variava tra 80 e 200 euro in più, è stato cancellato.

Era stato già eliminato il maggio scorso da una sentenza del Tar del Lazio, che aveva accolto un ricorso di Inca e Cgil. A settembre però la Presidenza del Consiglio e i ministeri dell’Interno e dell’Economia avevano impugnato quella sentenza davanti al Consiglio di Stato che, in attesa della decisione, aveva reintrodotto temporaneamente il contributo.

“Adesso il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso del Governo contro la sentenza del Tar del Lazio, dandoci ragione – commenta Giancarlo Gambineri, Direttore Inca Arezzo. Ed ha quindi “disapplicato” la norma che istituiva l’ulteriore contributo sui permessi di soggiorno. Sono state respinte punto per punto le argomentazioni sollevate dall’Avvocatura e ripristinate appieno le decisioni del Tribunale amministrativo sia sul costo del permesso di soggiorno per lungo soggiornanti, sia per i permessi di soggiorno di breve durata. La pubblica amministrazione dovrà quindi adeguarsi alla sentenza e l’ulteriore contributo non si pagherà più. Inoltre sono state risolte una volta per tutte le questioni di legittimazione delle organizzazioni ricorrenti”.

Tariffe così alte – ha confermato il Consiglio di Stato – violano la Direttiva europea sui lungo soggiornanti (2003/109/CE ). Non solo perché fanno pagare troppo a chi ha già la carta di soggiorno, ma pure perché facendo corrispondere tanto per ogni rinnovo a chi ha un altro tipo di permesso, si rende più difficile il cammino per arrivare alla carta di soggiorno.

Il Segretario provinciale della Cgil, Alessandro Mugnai, evidenzia infine che il Consiglio di Stato “suggerisce alle amministrazioni, secondo loro discrezione e compatibilmente con le normative esistenti, di trovare modo di rimborsare agli interessati le somme versate in eccedenza rispetto al dovuto. Siamo partiti da soli nel disinteresse e nello scetticismo generale ma ci abbiamo sempre creduto e perseverato in tutti i gradi di giudizio per difendere i diritti dei lavoratori, dei migranti e delle loro famiglie”.

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