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Invalidi e con basso reddito: quando le bastonate non finiscono mai

L’Inps ha annunciato l’intenzione di togliere l’assegno di invalidità ai disabili: 287 euro al mese cancellate a chi guadagna meno di 5mila euro all’anno per un lavoro solo terapeutico.

“Sono invisibili e emarginati. Noi, almeno in questo caso, faremo in modo che non lo siano”. Alessandro Mugnai, Segretario provinciale della Cgil, annuncia la mobilitazione della confederazione, dello Spi e di Federconsumatori contro la decisione dell’Inps di togliere l’assegno di invalidità a chi svolge un’attività lavorativa e questo indipendentemente dal reddito. “Non parliamo di grandi cifre: 287 euro. Ma queste sono fondamentali e irrinunciabili per persone e famiglie che hanno redditi bassi alla soglia della povertà. Se non ampiamente al di sotto”.

Giancarlo Gambineri, Segretario provinciale del Sindacato pensionati Cgil, ricorda che con il messaggio Inps 3495 del 14 ottobre “lo svolgimento dell’attività lavorativa, a prescindere dal reddito che produce, costituisce di per sé una causa ostativa al diritto all’assegno di invalidità civile. In questo modo vengono colpiti i più fragili perché l’assegno di invalidità interessa le persone più povere con disabilità gravi, quelle che hanno un reddito annuale pari o inferiore a 4.931 euro. Le attività di queste persone sono terapeutiche o formative e con piccoli compensi, che difficilmente superano il tetto previsto”.

Chiara Rubbiani, Presidente di Federconsumatori, annuncia le iniziative: “il nostro primo obiettivo è che il messaggio dell’Inps non si trasformi in una circolare operativa. Saremmo di fronte ad un atto di grave ingiustizia ed eticamente inaccettabile. Alla protesta, qualora l’Istituto non faccia marcia indietro, siamo intenzionati ad aggiungere azioni di tutela individuale e collettiva e iniziative politiche verso il Parlamento per evitare che un’interpretazione così restrittiva da parte dell’INPS del pronunciamento della Cassazione, tolga alle persone un assegno che vale una miseria ma che è vitale per chi lo riceve. Stiamo parlando dei diritti essenziali della parte più fragile della popolazione. Gravissimo è poi equiparare un piccolo lavoro svolto a scopo terapeutico con un’attività lavorativa ordinaria. Il rischio che abbiamo di fronte, soprattutto per le persone con disagio psichico, è che queste tornino a chiudersi in casa, perdendo un elemento essenziale e irrinunciabile del loro piano terapeutico che è, appunto, il lavoro”.

Arezzo vanta una grande esperienza nel campo dell’ inclusione sociale: questa interpretazione dell’INPS cancella con un colpo di spugna tutto il lavoro straordinario fatto dalle famiglie e dalle istituzioni sulla stregua della legge Basaglia. Per questo Federconsumatori e Cgil incontreranno le associazioni che rappresentano i cittadini con disabilità e le loro famiglie.

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