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“Maestri senza laurea alla porta”

No, a voi no. Nel “nome del Papa Re” il prete negava la comunione al generale dei gesuiti. A loro gli negano il posto di lavoro. Il posto in tanti casi, forgiato negli anni, passato da un’immissione in ruolo eaddirittura dal superamento dell’anno di prova. Niente da fare, per loro a scuola non c’è posto. Sono gli insegnanti senza laurea, quelli passati dai corsi abilitanti, voluti dallo Stato e poi dallo Stato bocciati a colpi di sentenze.
Loro sono rimasti nel mezzo, sempre sperando di riuscire a vincere l’ultima battaglia, sempre spostando la speranza un metro più in là.
Ora la Cassazione ha detto no. Lo ha detto in risposta al ricorso di 27 maestri, ma diventa una pietra su tutti gli altri ricorsi via via presentati e che ancora spettano un giudizio. Una doccia fredda, anche se annunciata da lontano. E che ad Arezzo coinvolge centinaia di persone. Sono 238 ci conferma il segretario Maurizio Tacconi, solo quelle seguite direttamente dalla CGIL Scuola, gli altri sindacati non sono lontani.
Un venticello partito da Roma e che ieri ha portato la bufera fin qui: una riunione d’emergenza in via Calamandrei, nella quale si sono incrociate tante situazioni di precariato, ma a capotavola stavolta loro.
Un clima preoccupato, di chi in qualche caso comincia ad essere vicino all’età della pensione e si vede di colpo riportato indietro. Perché la mossa esclude i maestri dalle graduatorie ad esaurimento: che sono poi il “lago” dal quale pescare per trovare le nuove leve.
Il rischio è di essere sorpassati on in curva dai nuovi laureati o meglio ancora dai vincitori di concorso. Una parte di questi insegnanti, trovando dentro la forza di continuare a combattere, ha virato su concorsi straordinari, messi su proprio per sanare una ferita della quale le vittime hanno ben poche responsabilità.
Ma la sanatoria non è uguale per tutti: ci vogliono almeno due anni di lavoro negli ultimi otto e due anni nelle scuole statali. C’è chi è fuori anche da questo parametro. Lo stato d’animo è stile “Inception”, quel film dove nel sogno i palazzi, le strade, i ponti ti ricadono addosso: il problema è che qui il sogno, anzi l’incubo, coincide con la realtà. restano i tempi incerti.
Perché l’attuazione passa dagli uffici scolastici e non solo perché agosto è dietro l’angolo. Se tutto slittasse a settembre, a quel punto ci saranno scuole che partirebbero con un insegnante per poi assistere alle sostituzioni in corso. Penalizzando non solo i prof inchiodati al ruolo dei precari ma anche i ragazzi, costretti a veder interrotto il loro percorso didattico.
Il paradosso è che intorno di cattedre vuote ce ne sono tante, così come in tanti sono i posti da tecnico, bidello, segretario, dirigente. Per non dire dei prof di sostegno.
Le convocazioni stanno per scattare nel caso del personale Arta saranno 68 i posti di ruolo: ma ne rimarranno altrettanti vacanti, forse di più.
Mentre partono i concorsi ordinari: la vita non si ferma, chi si laurea giustamente buss alla porta. E può ancora sperare di non essere cacciato dalla finestra.

Fonte La Nazione

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