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Sunia: Sunia e Cgil: “le case popolari confinate alla periferia degli interessi regionali”

Chieste modifiche alla proposta di testo unico che il 5 dicembre discuterà il Lode aretino

“Chiediamo ai Sindaci un’attenta valutazione della proposta regionale nel corso dell’Assemblea dei Lode del 5 dicembre ad Arezzo – affermano i segretari provinciali di Sunia e Cgil, Fabio Buricchi e Alessandro Mugnai. Chiediamo che valutino il testo regionale ma anche le opinioni degli inquilini e degli assegnatari, nonché dei sindacati che li rappresentano”.

L’idea del testo unico non dispiace alla Cgil: “un documento che raccolga le attuali norme e apporti le necessarie modifiche, è un progetto auspicabile – commenta Mugnai. Il problema sono i contenuti e le concrete azioni. Dobbiamo ricordare che nella sua precedente consiliatura la Regione ha distolto 170 milioni di euro dai fondi per la casa e che la nuova proposta di testo unico sembra riproporre la politica dello smantellamento dell’intervento pubblico nel settore. Unica novità è ancora di ingegneria istituzionale: si passa dall’ambito provinciale a quello di area vasta. Quindi Arezzo, Siena e Grosseto. Il governo regionale non sembra in grado di valutare i risultati che scelte di questo tipo hanno prodotto nei servizi pubblici. E questo meno mentre è necessario garantire risorse certe e stabili nel tempo”.

Fabio Buricchi entra nei dettagli: “i Comuni sono tagliati fuori e questo contribuisce al loro disimpegno. Il passaggio all'”area vasta” eliminerà l’intervento economico di Regione e Comuni e il sistema delle case popolari si reggerà solo sulle entrate dei canoni che passeranno dall’1% al 3%. In questo modo le entrate dai canoni subiranno un tracollo perché l’orientamento ad attribuire le case popolari solo a situazioni di grave degrado sociale ed economico, aumenterà il numero di coloro che non potranno pagare il canone. L’unica politica della casa che ha unito la Regione e le amministrazioni locali di ogni colore politico, è stata l’introduzione di regole tendenti ad escludere dalle graduatorie per le case popolari quanti più richiedenti possibile. Le statistiche ci dicono che, negli ultimi anni, solo il 14% delle domande sono state soddisfatte”.

Secondo il Sunia viene ormai data per scontata l’assoluta carenza di risorse e quindi viene applicata una strategia di ripiego, di pura sopravvivenza in attesa di una fine che, senza provvedimenti concreti, sarà inevitabile.

Sunia ricorda le principali novità che il testo unico regionale potrebbe introdurre: abbassare i limiti di reddito per essere esclusi dal diritto e per il mantenimento delle case assegnate; alzare l’importo degli affitti; rivedere la normativa nel caso di l’appartamento abitato si riveli sovradimensionato rispetta al numero degli abitanti dell’appartamento.

I risultati di questa strategia? Li annuncia Gino Troisi, della Segreteria Sunia: “si costituiranno ghetti invivibili, le case popolari saranno ridotte ad alloggi a rotazione per situazioni di emergenza da liberare alla prossima emergenza e non ci saranno più entrate per affitti e quindi nessun introito per la manutenzione. Il principio è confermato dall’innalzamento della percentuale massima di utilizzo provvisorio degli alloggi per emergenze a nuclei familiari non assegnatari che passa dal 35% al 40%”.

“Il rischio che abbiamo di fronte – conclude Mugnai – è quello dell’acuirsi dello scontro sociale e di guerre tra gli ultimi della società. Concordando con le valutazioni del Sunia e, più complessivamente, dei sindacati degli inquilini e assegnatari, chiediamo alla Regione un ripensamento e ai Sindaci dell’aretino una valutazione conseguente nel corso dell’assemblea del Lode del 5 dicembre”.

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