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Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani

Mobilitazione sindacale ai mercati del fine settimana
31 marzo 2016

I sindacati manifestano nei mercati della provincia

 

Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani: questo chiedono Cgil, Cisl e Uil. E lo faranno con maggiore insistenza il 2 aprile con iniziative in tutto il Paese. In provincia di Arezzo i sindacati saranno presenti nei mercati di Arezzo, San Giovanni, Camucia e Sansepolcro. A Bibbiena l’iniziativa si è già svolta ieri.

I contenuti della protesta sono stati illustrati stamani, in piazza della Stazione, dai Segretari confederali di Cgil Cisl e Uil, Alessandro Mugnai, Marco Salvini e Cesare Farinelli.

“Questa mobilitazione conferma la nostra contrarietà all’attuale normativa sulle pensioni, che ritarda l’uscita dal mondo del lavoro e, conseguentemente, non permette l’ingresso in esso ai giovani. Chiediamo quindi di cambiare la normativa sulle pensioni per favorire l’ingresso dei giovani; di tutelare le pensioni in essere; di rafforzare la previdenza complementare. Rivendichiamo pensioni dignitose per i giovani, per i lavoratori precari e discontinui nonchè l’accesso flessibile al pensionamento e il riconoscimento del lavoro di cura e la diversità dei lavori”.

Alla radice degli attuali problemi, Cgil Cisl e Uil individuano la legge Monti-Fornero sulle pensioni: “è stata la più gigantesca operazione di cassa fatta sul sistema previdenziale italiano. Sono stati prelevati nel periodo 2013-2020 circa 80 miliardi di euro con una manovra economica fatta a danno di lavoratori e pensionati su un sistema giudicato sostenibile da tutte le istituzioni nazionali ed internazionali. Per Cgil, Cisl e Uil è necessario un intervento strutturale di riforma che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle per riaffermare solidarietà, flessibilità, equità. Questa riforma è urgente anche per sbloccare il mercato del lavoro e offrire occupazione ai giovani, pesantemente penalizzati dall’attuale normativa, sia per il loro futuro pensionistico, che per il sostanziale blocco del turn-over in atto”.

Cgil, Cisl e Uil guardano al domani ma anche all’oggi: “devono essere inseriti elementi correttivi sul funzionamento del sistema contributivo in grado di assicurare un trattamento pensionistico adeguato e dignitoso anche a chi svolge e ha svolto lavori saltuari, discontinui, con retribuzioni basse o è entrato tardi nel mercato del lavoro. Forme d’integrazione ai trattamenti bassi devono essere riaffermate anche per le pensioni future, calcolate con il metodo contributivo”.

Particolare attenzione anche all’Inps: “occorre ripensare la gestione separata INPS che, a fronte di un progressivo aumento della contribuzione, accorda tutele diverse e minori agli iscritti, rispetto alla generalità dei lavoratori. È anche utile promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale, attraverso il ricorso alla contribuzione figurativa, per incentivare l’utilizzo volontario del part time fra i lavoratori anziani negli ultimi anni della carriera lavorativa, collegandolo all’assunzione dei giovani, secondo le modalità previste dagli accordi collettivi”.

Una parola chiave è flessibilità: “è indispensabile ripristinare meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dall’età minima di 62 anni oppure attraverso la possibilità di combinare età e contributi, per venire incontro alle esigenze di vita delle persone e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi. Gli oneri relativi alle misure di flessibilità non possono essere scaricati sui lavoratori”.

Le donne rappresentano un’emergenza nell’emergenza: “sono state profondamente penalizzate dalla riforma Fornero, dal momento che l’innalzamento dei requisiti pensionistici è stato troppo accelerato, sia nel settore pubblico che nel settore privato, senza tenere sufficientemente conto del ruolo da loro svolto nel lavoro di cura che supplisce alle carenze del sistema di welfare e provoca buchi contributivi che determinano una forma “femminile” di povertà pensionistica. È necessario che venga esteso e potenziato, presso tutte le gestioni previdenziali, il riconoscimento della contribuzione figurativa per i periodi di congedo parentale e per i periodi in cui le donne e gli uomini si dedicano al lavoro di cura e di assistenza di familiari disabili gravi”.

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